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Nessuno tocchi i centri sportivi e i circoli tennis

I numeri di contagi legati al Covid-19 si sono impennati oltre i 10.000 casi al giorno e stiamo rischiando di rimpiombare nell’incubo già vissuto in Primavera, ovvero di un nuovo lockdown. Alcune regione hanno già intrapreso misure forti, come in Campania, dove sono state chiuse tutte le scuole fino al 31 ottobre, o come in Lombardia, dove sono state vietate le manifestazioni ufficiali e gli allenamenti di tutti gli sport di contatto amatoriali, come il calcio, il basket, la pallavolo (il tennis per adesso si salva)…
E’ inutile sottolineare come la preoccupazione tra gli addetti ai lavori e gli appassionati cresca. La paura che i centri sportivi e i circoli tennis possano essere i prossimi è reale. E questo traspare anche dalle parole di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della salute per l’emergenza Covid e ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di medicina della Cattolica di Roma. «Data la situazione molto grave di circolazione del virus, abbiamo indicato chiusure mirate nelle regioni con altissima circolazione del Sars-Cov2 finalizzate a consentire lo svolgimento delle attività scolastiche e produttive. Le chiusure, nelle zone dove l’indice di contagio è superiore a 1, dovranno riguardare punti di aggregazione come circoli, palestre, ed esercizi commerciali non essenziali».

L’aspetto che salta subito all’occhio nella dichiarazione di Ricciardi è la definizione dello sport come attività non necessaria. Qui non torneremo sui concetti, ovvi, che l’attività sportiva porta dei benefici a livello fisico e psicologico, limitando anche i costi della sanità pubblica, dal momento che le persone sane si ammalano di meno e non gravano sul sistema sanitario. Ma il fatto che lo sport sia così poco considerato, lascia davvero pensare che i centri sportivi possano essere i prossimi a “pagare”. Non ci fraintendete: non vogliamo essere negazionisti o superficiali di fronte alla pandemia. Il virus esiste e si propaga velocemente. Il punto è capire quali siano i mezzi giusti per contrastarlo. Fermare lo sport, e in particolare uno sport come il tennis definito come uno dei più sicuri, porta benefici irrisori se non nulli: e al di là del campo da tennis, i luoghi all’interno degli ambienti sportivi sono facilmente controllabili. E’ nei centri sportivi che si propaga il virus e si sviluppano gli assembramenti, o all’interno dei mezzi di trasporto super-affollati e degli ospedali? Il Governo, dicono, sta cercando in tutti i modi di salvaguardare l’economia evitando un nuovo lockdown. Allora non dimentichi che lo sport amatoriale in Italia dà lavoro a quasi un milione di persone. Un’eventuale chiusura dei centri sportivi avrebbe soltanto una funzione demagogica, per poter dire che “è stato fatto tutto il possibile per arginare il virus”. Ma in un momento del genere, in cui la situazione sanitaria e economica rischia di diventare drammatica, servono azioni efficaci e funzionali, non retoriche e superficiali…

Alessio Laganà

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