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Le conseguenze fisiche e psicologiche del lockdown sugli sportivi: occhio a non forzare i tempi e ad elaborare correttamente quanto accaduto

Iniziamo a risvegliarci dopo oltre due mesi di sospensione, più o meno marcata, delle nostre vite. Un evento assolutamente inaspettato, che ha messo in stand by e in discussione tutta la nostra quotidianità e le abitudini che molto spesso adottiamo senza fermarsi troppo a riflettere. Adesso che la fase acuta è alle spalle ma rimane l’incognita che tutto ciò potrebbe accadere di nuovo, iniziamo ad elaborare quanto abbiamo vissuto.
Abbiamo raggiunto Giuseppe Giordano, mental coach e esperto di psicologia dello sport, per anni curatore sul nostro portale della rubrica “Il braccio e la mente”, con cui abbiamo parlato delle conseguenze fisiche e mentali del lockdown sugli sportivi e in particolare sui tennisti.

Quali sono le difficoltà, di carattere fisico e psicologico, per un giovane tennista nel ritornare alle attività dopo il periodo di lockdown? E in generale per un adolescente nel ritornare alla vita dopo un periodo del genere?
Quando una persona “normale”, uno sportivo, un tennista, dopo un’interruzione per lungo tempo della propria quotidianità ha l’opportunità di riprendere l’attività lasciata, avverte l’urgenza (che spesso si trasforma in assillo) di ripartire immediatamente nel punto in cui si era fermato. Ciò significa che il tennista, nel nostro caso, a maggior ragione se adolescente o comunque non propriamente esperto, penserà di tornare in campo aspettandosi quanto prima i risultati o le performance più recenti. La constatazione dell’impossibilità di ottenere questi risultati potranno provocare rabbia, delusione, nervosismo e altri sentimenti negativi. Senza considerare che dal punto di vista atletico la scarsa abitudine a proseguire con le consuete sedute di allenamento, e quindi la perdita della forma fisica in questo periodo di lockdown, espongono l’atleta, che pretende di ripartire immediatamente, al rischio di infortuni.
A tuo parere sono necessarie accortezze particolari nelle prime settimane di allenamento? E consiglieresti un supporto psicologico in determinati casi?
Il consiglio che do in questo caso particolare è di non avere come obiettivo (rischia di diventare pericolosamente assillante) quello di tornare “immediatamente” all’attività e alle capacità di performance che avevamo nel momento in cui ci siamo fermati. Ora è il momento di “ricostruirsi”, facendo attenzione a quelli che sono i piccoli dettagli. È importante ripristinare la giusta sensazione degli appoggi, della stabilità dei piedi con il terreno, la giusta morbidezza di gambe e di ginocchia che ci portano sulla palla. È importante tornare a ricreare la sensibilità nel colpire, nell’accompagnare la palla come avevamo prima della pausa. In questi casi succede anche che l’accortezza nel ricercare queste “emozioni” porti a migliorare le nostre performance individuali. Non è un caso che atleti costretti a fermarsi per infortunio spesso tornino all’attività più forti di prima.
È importante cercare di rientrare in confidenza con sè stessi per poi sentirsi nuovamente padroni della situazione che andremo ad affrontare nelle partite. Nella fase di recupero della propria capacità, in termini di performance, sicuramente consiglierei l’aiuto di una persona in grado di non farsi emotivamente coinvolgere dall’urgenza di recuperare. Per esempio un Mental Coach, dotato di una certa esperienza e quindi capace di orientare e temporizzare gli impegni, fornisce un ausilio per frenare gli eccessivi entusiasmi, per allontanare il rischio di eccessivi “cambi di umore”, per stabilire obiettivi consapevoli, adeguati al momento e allo stato di forma, per percorrere insieme all’atleta una strada che non deve essere vista né in discesa né in salita, ma sarà sicuramente impegnativa.
L’impressione è che molti stiano iniziando a rielaborare il disagio vissuto solo adesso, con la fase acuta ormai alle spalle. E’ sbagliato?
È vero! Non è stata data, fin da subito, un’adeguata interpretazione alla pausa a cui ci siamo sottoposti. Una pausa che è iniziata senza la dovuta consapevolezza ed è proseguita con tempi più lunghi del previsto. Proprio il fatto che in molti si stiano rendendo conto e stiano apprezzando solo ora la situazione, interpretandola come una situazione di disagio, conferma l’opportunità che il contributo da parte di una persona esperta dal punto di vista mentale possa aiutare a creare le condizioni ideali per affrontare il recupero dal punto di vista tecnico, tattico e fisico. Soprattutto dal punto di vista mentale, c’è necessità di affrontare il ripristino della quotidianità, iniziando dalla valutazione dei “danni subiti”, da “dove ripartire” e con quali prospettive e quali velocità affrontare questo recupero, dopo un periodo come questo, nel quale ci siamo sentiti privati delle nostre abitudini, in libertà “molto vigilata”…
Che consigli daresti a un’insegnante di tennis riguardo ai programmi da seguire in questo periodo?
Il consiglio che mi permetto di dare è quello di considerare il primo periodo di ritorno all’attività come un momento di recupero della normalità fisica e tecnica e quindi, senza alcuna fretta, privilegiare il ripristino delle “abitudini” tecniche (occasione questa per ripulirsi da vizi tecnici acquisiti in precedenza), riportando gradualmente gli allievi al livello di qualche mese fa, prima di indirizzarli nuovamente alle gare.
In questo momento c’è grandissima incertezza sulle tempistiche di ripresa dei tornei e dei campionati: come fa un tennista a trovare motivazioni e obiettivi con un quadro del genere?
Il tennista agonista ha in sè la voglia di tornare a competere (che, ripeto, per ora dovrà essere tenuta sotto controllo). L’adolescente invece dovrà essere aiutato a recuperare il desiderio a partecipare alle gare, insegnandogli ad interpretarle come occasioni di verifica del proprio stato di forma e della propria predisposizione a confrontarsi con altri, in prospettiva di ulteriore impegno per migliorare la propria tecnica o la propria preparazione fisica e, perché no, la propria attitudine mentale ad affrontare tali situazioni.

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