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Tennis e caldo estremo: la mancanza di tutele nei confronti dei tennisti non professionisti

In questi giorni di caldo estremo che sta imperversando in Toscana (e non solo) si riapre il dibattito riguardo le condizioni di gioco entro cui dovrebbe disputarsi una partita di tennis. Già da alcuni anni l’ATP ha affrontato il problema inserendo misure “anti-caldo” quando temperatura e tasso d’umidità diventano troppo elevati, come le interruzioni a fine set e la possibilità di richiedere più medical time-out. Nel tennis non professionistico, come spesso accade, la mancanza di regolamentazione in materia rende tutto molto aleatorio e, allo stesso tempo, pericoloso. In questi giorni di temperature vicino ai 40 gradi e umidità estrema sono in programma in Toscana tantissime partite, tra tornei individuali e campionati a squadre. In molti di essi sono chiamati a scendere in campo tennisti non professionisti, come Terza e Quarta Categoria, che non hanno assolutamente la preparazione per affrontare condizioni così estreme. Scendere in campo in questi casi può essere pericoloso e la Federazione dovrebbe tutelare i propri giocatori, così come gli spettatori. Invece la direzione intrapresa sembra opposta: quest’anno i campionati di D3 e D2 termineranno addirittura a fine luglio. Con un po’ di buon senso e senza creare disagi organizzativi, basterebbe poco per ovviare a tutto ciò. Ecco alcune proposte utili quando le condizioni climatiche diventano estreme…

Tornei individuali
– Obbligare il circolo a programmare gli incontri a partire da metà pomeriggio
– Inserire nei match programmati nelle ore più calde pause alla fine di ogni set
– Obbligo di avere al cambio campo postazioni ombreggiate e ghiaccio per i giocatori

Campionati a squadre
– Per quanto riguarda D1/D2/D3, che non prevedono una fase nazionale, spostare i play-off a settembre/ottobre, quando il clima è più gradevole
– In alternativa nei mesi di giugno e luglio programmare gli incontri intersociali a partire da metà pomeriggio anzichè la mattina

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